Chi è Annalena Tonelli

“Il mio è stato ed è un lavoro bellissimo: un servizio vero..io sono certa che quello che ho seminato, la passione, l’amore, TRAVOLGENTI, rimarranno in eterno e per sempre.  Oh, no! non presumo. Sono certa di quello che dico. Io ho  piantato nei cuori. Oggi molti di questi cuori sono duri e ciechi, ma non sarà così per sempre. Il seme morirà e marcirà e POI fiorirà. E’ l’eterna storia del mondo: la storia dell’eterno divenire. L’amore dato, specialmente se dato nella dimenticanza di sé, come è il mio caso, non per mio merito, ma perché DIO mi ha donato di sentire e vivere così, non andrà perduto MAI.”

Annalena, novembre 2002

Annalena Tonelli (2 Aprile 1943-5 Ottobre 2003), laureata in Giurisprudenza, partì per il Kenya nel gennaio 1969 come insegnante in una scuola superiore. Visse nel deserto del nord-est per 17 anni, condividendo «la vita più bella del mondo» con i somali che non avrebbe mai abbandonato; si trasferì poi in Somalia ai tempi della guerra civile (1987-1995) e nel 1996 in Somaliland, dove fu uccisa a Borama nell’ospedale in cui curava malati di tubercolosi e Aids. 

Annalena

Senza dubbio una donna stra-ordinaria, fuori dall’ordinario, per i tanti talenti naturali di cui era dotata e tuttavia convinta di vivere un’esistenza del tutto ordinaria, normale, una vita, la “migliore delle vite possibili”, diceva, stupita che fossero così poche le persone che la scegliessero.

A 26 anni era come fuggita nel deserto del nord est del Kenya  non per una ricerca di santità personale , di nascondimento, di umiltà, non per piacere a Dio ma per una sete ardente di condivisione piena della sofferenza dei poveri e di rispetto estremo dell’anonimato dei poveri, dei piccoli, dei senza voce, degli umiliati e oppressi della terra. E’ vissuta più di 35 anni in silenzio fra di loro che contavano nulla sullo scenario del mondo e lei non voleva contare più di loro, negandosi  con una determinazione ferrea a  interviste, servizi giornalistici, equipe televisivi che avrebbero potuto darle visibilità.

Amava firmarsi nelle lettere agli amici più intimi: ”Annalena di DIO” come a difesa, a protezione da qualunque mitizzazione e glorificazione. Era come i poveri “nessuno” un nessuno che apparteneva a Dio e apparteneva  a tutti gli uomini al di là di ogni razza e di ogni credo, ma soprattutto  apparteneva alla  schiera dei poveri, degli scartati, dei senza nome, di quelli che non contano se non agli occhi di Dio

Testo di Maria Teresa Battistini (amica, “unanime” con Annalena)