L’attenzione creatrice

Sul ciglio della strada giace un uomo carico di ferite, quante volte abbiamo ascoltato la parabola del buon Samaritano, “carne nuda, inerte, sanguinante” scrive Simone Weil (L’attesa di Dio), “quel corpo inanimato è l’universo creato. L’amore che dobbiamo a Dio, e che sarebbe la nostra perfezione suprema se potessimo raggiungerlo, è il modello divino della gratitudine e, insieme, della compassione.

Tutti quelli che passano accanto lo vedono ma subito lo evitano, ne evitano soprattutto il pensiero. Così l’uomo è scartato, visibile e allo stesso tempo, immediatamente, dimenticato. Meno di un ricordo.

Eppure anche lui, il Samaritano, aveva un suo piano per la giornata, un viaggio da compiere… ma scende dal cavallo e reca la sua totale attenzione.

Gli atti che seguono” considera Simone Weil, “sono soltanto l’effetto automatico di quel momento di attenzione. Quell’attenzione è creatrice. Ma nel momento in cui si produce è un atto di rinuncia. Perlomeno, se è pura. L’uomo accetta di diminuirsi se si concentra per produrre un’energia che non allargherà il suo potere ma che consentirà a un altro essere, diverso da lui, di esistere”

Poi prosegue, pungolando e ribaltando la nostra idea di esseri umani buoni, compassionevoli, “Non c’è affatto da stupirsi se un uomo che ha del pane ne dà un pezzo all’affamato. Ciò che stupisce è che egli sappia farlo con gesto diverso da quello con il quale si compera un oggetto. L’elemosina, quando non è soprannaturale, assomiglia a un’operazione di acquisto: con essa si compera lo sventurato.”.

Invece l’operazione che compie il Samaritano è la sua personale rinuncia gratuita per l’altro. Non esercita un potere, esercita per l’appunto una “attenzione creatrice”. Generatrice di umanità, prima che di giustizia, di solidarietà, è questa scintilla d’amore divino che conduce ai sentimenti che potremmo definire più “nobili”.

A Forlì, appena tre mesi prima di essere assassinata, Annalena ha cercato di indicarci, con poche ma intense parole, cosa significhi essere, oggi, il buon Samaritano e come maturare quella “passione per l’uomo” che non nasce da sentimenti spontaneamente “buoni”, ma da uno stile di vita, una “volontaria e deliberata restrizione dei bisogni ” una spogliazione di se stessi per imparare a vedere e vivere l’essenziale. Diceva: “Se non riusciamo a costruirci uno stile di vita fondato sulla semplicità credo che difficilmente potremo innamorarci dell’uomo”.

A noi, che misteriosamente abbiamo avuto “la chance di vivere una vita degna di questo nome”, resta il difficile compito di scendere dal cavallo delle nostre conoscenze, idee, attese, progetti, così come hanno fatto Annalena e tanti altri, per vivere dentro ad un mondo in cui sempre più individui vengono al contrario privati dell’identità di esseri umani. Cerchiamo di usare la metrica, “l’alfabeto” diceva Maria Teresa Battistini, di Cristo. Lui, afferma Simone Weil, “ci ha insegnato che l’amore soprannaturale per il prossimo è lo scambio di compassione e di gratitudine che si verifica, come un lampo, fra due esseri, l’uno dotato, l’altro privo degli attributi della personalità umana.”

Andrea S.